"Fratello maggiore" supplicò Sabbioso inginocchiandosi, "gli antichi dicevano: non per amor del monaco, ma per riguardo al Buddha. Dal momento che sei qui, ti prego, salvalo. Se fossimo stati capaci di farlo da soli, non ti avremmo chiesto di venire da tanto lontano."
Scimmiotto gli tese le mani per aiutarlo a rialzarsi: "Se me lo chiedi così, come potrei dire di no? Portatemi un po' d'acqua."
Porcellino si precipitò alla locanda, veloce come una stella filante, cercò nei bagagli la ciotola d'oro delle elemosine, la riempì d'acqua e la portò a Scimmiotto. Questi recitò una formula e spruzzò l'acqua sul capo della belva: si ruppe l'incantesimo e l'effluvio della tigre si dissipò.
Il Reverendo riprese la sua forma, aprì gli occhi, riconobbe Scimmiotto e gli afferrò le mani: "Consapevole del Vuoto, da dove vieni?"
Sabbioso gli raccontò i fatti per filo e per segno. Tripitaka manifestò infinita gratitudine: "Mio saggio discepolo, ti devo tutto. Questa volta speriamo di arrivare presto alla meta. Quando ritorneremo nell'Est, segnalerò nel mio rapporto al sovrano dei Tang che il più meritevole sei tu."
"Lasciamo perdere" replicò ridendo Scimmiotto. "Per convincermi del vostro amore e della vostra generosità, mi basterebbe che rinunciaste a recitare quella cosa che sapete."
Anche il re rinnovò i suoi ringraziamenti ai pellegrini e offrì loro un grande banchetto vegetariano. Dopo avere approfittato della regia bontà, maestro e discepoli si congedarono per rimettersi in cammino verso l'Occidente; e il re li accompagnò per un bel pezzo con i suoi funzionari. Fu così che
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