Il reverendo trattenne il cavallo tirando le redini e disse:
"Mentre partivo da Chang'an pensavo
Soltanto che avrei visto il Buddha in viso,
L'immagine dorata nel Paese
Degli Avvoltoi, la bianchezza di giada
Della sua fronte nell'oscuro stupa.
Ora ho passato fiumi senza nome,
Montagne che nessuno aveva mai
Scalato, coltri di nebbia più fitte
Della notte. Mi chiedo: quando mai
Si giungerà alla fine del cammino?"
Scimmiotto si mise a ridere: "Se aspirate al riposo, maestro, è una meta che non vi potrà sfuggire. Quando avrete adempiuto il vostro compito meritorio, le diecimila cause cesseranno di agire, tutte le cose si svuoteranno: allora avrete tutto il riposo che vorrete."
Tripitaka si dovette accontentare di dominare la propria inquietudine, allentare le redini, agitare le campanelle d'argento e stimolare il drago di giada.
Maestro e discepoli iniziarono l'ascesa della montagna, che era molto scoscesa. Che montagna!
I picchi aguzzi sulla lunga cresta;
Giù nel burrone serpeggia il torrente
In fragorosi vortici. Si vede
Sullo scosceso fianco della rupe
Camminare la tigre di montagna
Agitando la coda. [...]
Il reverendo tirava le redini per sostare a osservare la ripida salita, quando vide un boscaiolo ritto su una rupe. Che aspetto aveva?
Un vecchio feltro azzurro sulla testa,
L'abito rozzo di bigello nero:
Povera protezione contro il sole
Ed il maltempo. Tiene in mano un'ascia
D'acciaio lustro e trasporta la legna
Sul bilanciere. Per lui primavera
Dura per l'anno intero. Vive libero
Ed è dalle Tre Stelle benedetto.
|