"Non sono sciocchezze" replicò Porcellino. "Non vedete con quale faccia ritorna Scimmiotto? È uno che non teme né ferro né fuoco, si fa il bagno nell'olio bollente, sale in cielo quando gli serve, si intrufola sotto terra. Se uno così piange e si spaventa, non ci sono dubbi su quanto sia pericolosa la montagna e temibili i mostri. Non ce la faremo mai a proseguire."
"Aspetta, chiediamo spiegazioni." E si rivolse a Scimmiotto: "Consapevole del Vuoto, che succede? Che cosa ti preoccupa? A vederti con quella faccia piangente, mi fai paura."
"Maestro, il nostro informatore era il protettore del giorno. Dice che i mostri sono molto feroci e che è difficile passare. D'altronde la montagna è troppo alta, la strada troppo ripida; non ce la facciamo ad andare avanti. Sarà meglio che aspettiamo giorni migliori."
Il reverendo tremava dalla paura: "Ora che siamo a metà strada, perché dici queste parole scoraggianti?"
"Io sono sempre pronto a fare meglio che posso, ma temo di restar solo e che le mie forze non bastino. Hai un bell'essere ferro, la fornace farà di te un mazzo di chiodi."
"Hai ragione, discepolo, uno solo non basta. Lo dicono anche i trattati di arte militare: non affrontare il nemico che abbia forze più numerose. Ma ci sono anche Porcellino e Sabbioso: usali a tuo giudizio, per guardarti le spalle o per secondarti. Se unendo forze e menti riuscite ad aprire un passaggio e a farmi superare la montagna, otterremo il giusto frutto dei nostri sforzi."
Scimmiotto aveva inscenato la commedia appunto per farsi dire queste parole. Perciò asciugò subito le lacrime: "Per attraversare la montagna, maestro, bisogna che Porcellino mi dia retta in due cose: allora avremo una probabilità su tre di farcela. Se non mi dà retta, non ne avremo nemmeno mezza e sarà meglio lasciar perdere."
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