Scimmiotto si divertiva come un matto: "Che babbeo! Ha gli occhi grandi così, ma non è capace nemmeno di riconoscere i suoi."
Caro grande santo! Con una scossa riprende la forma di insetto jiaoliao e riprende il suo posto dietro l'orecchia. L'idiota si addentra nella montagna per altri quattro o cinque li e s'imbatte in tre rocce quadrate grandi come tavoli: posa il rastrello e fa una riverenza. Scimmiotto continuava a divertirsi: "Che scemo, le pietre non sono persone: non ti renderanno certo il complimento. Chissà che cosa crede di fare?"
In realtà Porcellino voleva preparare il discorso che avrebbe fatto al ritorno e contava di esercitarsi davanti alle tre rocce, che stavano per Tripitaka, Sabbioso e Scimmiotto.
"Quando vedrò il maestro, se mi chiede se ho visto dei mostri, gli rispondo di sì. Se mi chiede che specie di montagna è questa, credo che non farei una bella figura a dirgli che è una montagna di fango, o di polvere, o di stagno, di bronzo fuso, di acqua e farina, di cartapesta, o magari che è una montagna dipinta; sarà meglio che mi accontenti di dire che è una montagna di roccia. Anche se mi chiede della grotta risponderò così: è di roccia. E com'è la porta? Di lastre di ferro chiodate, risponderò. Se mi chiede quanto è profonda, dirò: ha tre cortili, uno dietro l'altro. Se domanderà dei particolari, per esempio quanti chiodi sulla porta, dirò che avevo fretta e non li ho contati. Mi pare che sia tutto a posto; posso ritornare a farmi due risate alle spalle dell'equipuzio."
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