"Forse è il sogno che hai fatto mentre dormivi nell'erba" insinuò Scimmiotto.
Porcellino abbassò le orecchie atterrito e si chiese: "Avi miei! Come avrà saputo che ho dormito?"
Scimmiotto si fece avanti e lo agguantò: "Vieni qui, che ho qualche domanda da farti."
Il bestione tremava in preda al panico: "Va bene, fammi domande; ma perché mi agguanti?"
"Che specie di montagna è questa?"
"È una montagna di roccia."
"La grotta com'è?"
"Una grotta di roccia."
"La porta com'è?"
"Di lastre di ferro chiodate."
"Quanto è profonda?"
"Ha tre cortili, uno dietro l'altro."
"Va bene, il resto me lo ricordo. Ma per paura che il maestro non mi creda, lascialo dire a me."
"Che impudente! Tu non c'eri, come puoi sapere che cosa ho visto?"
Scimmiotto si mise a ridere e snocciolò: "Quanto al numero dei chiodi sulla porta, dirò che il vecchio Porcellino aveva fretta e non li ha contati. Giusto?"
Il bestione si gettò in ginocchio: "Non è forse vero che ti rivolgevi a tre rocce e gli parlavi, come se fossimo noi? E alla fine hai detto: 'Posso ritornare a farmi due risate alle spalle dell'equipuzio.' Non è così?"
Il bestione si prosternò ripetutamente: "Condiscepolo anziano, come hai fatto a seguirmi?"
"Bel sacco di segatura che sei! Siamo in una situazione pericolosa, tu hai il compito di esplorare la montagna e invece ti rimpiatti a dormire. E ronferesti ancora tranquillamente, se un picchio non ti avesse svegliato. Ma ti sei svegliato solo per inventare tutte queste balle. Questo non è forse sabotare la nostra grande impresa? Adesso porgi la zampa e ci prendi sopra cinque legnate, così avrai qualcosa da ricordare."
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