"Non posso, è un difetto che ho dalla nascita."
Il mostro ordinò di sollevargli il naso usando degli uncini e Porcellino, in preda al panico, subito lo protese: "Sono fatto così, guardate quanto vi pare. È inutile usare uncini."
Come il mostro riconobbe Porcellino, sguainò la sciabola e lo colpì. Il bestione parò con il suo rastrello: "Giovanotto, basta con le insolenze, sta in guardia!"
"Questo monaco deve aver lasciato la sua famiglia a una certa età" replicò il mostro ridendo.
"Che perspicacia! Come lo sai?"
"Quel rastrello che adoperi devi averlo sgraffignato nell'orto dove lavoravi prima di farti monaco."
"Allora non sai riconoscere il rastrello di tuo nonno. Questo non è un rastrello fatto per l'orto. Guardalo:
Ha denti più aguzzi d'artigli di drago:
Son unghie di tigre temprate nell'oro.
Si abbatte creando un vento glaciale,
Nell'urto sprigiona le lingue di fuoco.
Sul nostro cammino diretto a occidente
Distrugge ogni ostacolo, cattura ogni mostro.
Se rotea, la nebbia nasconde le stelle.
Spaventa le tigri, rovescia montagne,
Solleva gli oceani, spaventa dragoni.
Per abile, mostro, che tu ti ritenga,
Risparmiati nove profonde ferite
Da cui perderesti il sangue e la vita!"
Non era il discorso adatto per convincere la creatura malefica a desistere. Si avventò su Porcellino brandendo la Spada delle Sette Stelle. Dopo venti scontri equilibrati, Porcellino si impegnò nel combattimento con l'energia della disperazione. A vederlo sbavare, urlare, scuotere le orecchie, il mostro cominciò a temere di non riuscire a controllarlo e chiamò in aiuto le sue truppe. In singolar tenzone Porcellino avrebbe potuto farcela, ma vedendosi aggredito da tutti quei mostriciattoli fu preso dal panico, si vide sommerso dal numero; allora si sottrasse al contatto, volse la schiena e fuggì.
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