"Non se ne cava niente" strillarono i mostriciattoli. "Ci ha turlupinato!"
Quando Scimmiotto constatò che la truffa era scoperta, non vide motivo di rinunciare al suo pelo; si diede una scossa e lo ricuperò. I poveri piccoli si ritrovarono a mani vuote.
"Fratellino, dammi quella zucca" domandava Diavolo Furbo.
"Ma l'avevi in mano tu. Cielo, è scomparsa!"
Si misero a cercarla fra l'erba e nei cespugli, esplorarono le proprie maniche, si tastarono a vicenda: niente. Si guardarono atterriti: "Il grande re ci aveva affidato i tesori per imprigionare il Novizio. E ora non abbiamo né i tesori né il Novizio. Chi glielo va a dire? Ci batterà a morte!"
"Scappiamo!" suggerì Bestiola Maligna.
"E dove?"
"Non importa dove. Se rientriamo senza i tesori, ci lasciamo la pelle."
"Eppure è meno peggio ritornare" replicò Diavolo Furbo. "Bisogna che la colpa te la prenda tu: il grande re minore ti vuol bene. Se è in vena di indulgenza, non ci ammazza. E se ci ammazza, almeno moriremo a casa nostra, invece di infilarci in un vicolo cieco. Dài, vieni!"
Adottarono questa decisione e ritornarono sui loro passi.
Scimmiotto, che continuava a osservarli, si trasformò in una mosca per seguirli. C'era il problema di come custodire i tesori. Abbandonarli sul ciglio della strada, nascosti fra l'erba o nei cespugli, avrebbe significato abbandonarli al primo venuto ed essersi dato tanto da fare per nulla. Bisognava portarli con sé; ma come poteva farlo una mosca, più piccola di un pisello? Scoprì però che i tesori avevano in comune con la sua sbarra cerchiata d'oro la proprietà di mutare le proprie dimensioni a richiesta, e questo aggiustò le cose. Fu così che i due giovanotti ritornarono alla grotta seguiti da una mosca ronzante.
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