"Da dove vieni?" domandò l'orchessa.
"Dalla Grotta dei Fior di Loto del Monte Cima Piatta. Le loro maestà mi hanno ordinato di invitare la signora ad assaggiare carne di monaco cinese; e vi chiedono di portare con voi la Corda da Tenda d'Oro per catturare Scimmiotto."
"Che bravi ragazzi, quante attenzioni per la loro mamma!" esclamò l'orchessa tutta contenta. E ordinò di preparare il palanchino.
"Chi l'avrebbe detto!" pensò Scimmiotto. "Anche le orchesse vanno a spasso in palanchino."
Dalla corte posteriore due mostriciattole portarono davanti alla porta un palanchino di giunco e vi appesero tendine di seta azzurra. La vecchia orchessa si alzò pesantemente, uscì dalla grotta e andò a sedersi nel palanchino. Un codazzo di mostriciattole la seguì portando specchi, fazzoletti, asciugamani, boccette di profumo e altri oggetti da toilette. La vecchia le apostrofò: "Perché mi seguite? Vado dai miei figli: credete che mi facciano mancare chi mi serva? Non ho bisogno di sentirvi starnazzare. Restatevene a casa e chiudete la porta."
Rientrarono tutte, salvo le due che dovevano portare il palanchino.
"Come si chiamano gli inviati dei miei figli?" chiese l'orchessa.
"Lui si chiama Tigre Gratta Montagne" si affrettò a rispondere Scimmiotto, "e io Drago di Mare."
"Camminate in testa, fateci da battistrada."
"Mi tratta come se fossi il suo attendente" pensò Scimmiotto; ma non osò rifiutare, e fece da battistrada, gridando ai quattro orienti di liberare la strada.
Dopo cinque o sei li si sedette su una roccia, e quando fu raggiunto dal palanchino propose: "Perché non ci si ferma un momento a riposare? Avrete le spalle indolenzite."
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