"Ho i miei motivi, fratellino."
"E quali sono?"
"C'è in giro odore di equipuzio."
"Come fai a saperlo?"
"Quando quella lì si è curvata per invitare i suoi figli a rialzarsi, dalla gonna le è spuntata una coda di scimmia. Io sono appeso più in alto di te e l'ho vista bene."
"Zitto, ascoltiamo che cosa dicono."
"Giusto; sentiamo."
La falsa madre, seduta al posto d'onore, domandò: "Figlioli, per quale motivo mi avete chiesto di venire?"
"Madre, sono vari giorni che non abbiamo avuto occasione di manifestarvi il nostro rispetto e la nostra obbedienza filiale. Inoltre stamani siamo riusciti a catturare il monaco cinese, e non oseremmo disporne senza di voi. Perciò vi abbiamo invitata: perché possiate vederlo da crudo, e poi assaggiarlo cotto al vapore. Vi allungherà la vita."
"Figlioli, a me la carne del monaco cinese non interessa. Però ho sentito dire che le orecchie di Porcellino sono deliziose: non potreste tagliargliele e farle preparare? Le potremmo accompagnare con un bicchier di vino."
"Porca miseria, è venuto a tagliarmi le orecchie" borbottò Porcellino. "Faccio male se mi metto a gridare?"
Proprio in quel momento una torma di mostriciattoli si precipitò nella sala gridando: "Disgrazia! Scimmiotto ha ucciso la signora e ha preso il suo posto."
A queste parole l'orco maggiore, con decisione fulminea, sguainò la Spada delle Sette Stelle e la vibrò su Scimmiotto. Ma il grande santo schizzò via riempiendo la grotta di un lampo accecante di luce rossa. Era uno scherzetto che lo divertiva molto. Per la precisione si chiamava: ciò che si concentra prende forma, ciò che si dissipa diviene soffio impalpabile. Fece su tutti quanti una grande impressione: gli orchi tremarono di spavento, le altre creature malefiche si mordevano le dita e scuotevano il capo.
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