"Che testa dura ha questa scimmia! Non vorrei finire per danneggiare la spada. Ne riparleremo quando saremo nella grotta. Intanto rendimi subito gli altri due tesori."
"Quali tesori vai cercando?" tergiversò Scimmiotto. Ma l'orco lo perquisì scrupolosamente e finì per scovare sia la zucca, sia il vaso. Poi afferrò il capo libero della corda e trascinò con sé il prigioniero a casa sua.
"Fratello maggiore, l'ho preso."
"Chi hai preso?"
"Scimmiotto il Novizio. Vieni a vederlo."
Il maggiore, raggiante di gioia, lo riconobbe: "È proprio lui. Legalo a un pilastro e vieni a farti festeggiare."
Dopo averlo legato ben bene, se ne andarono a bere nella sala posteriore. I movimenti che Scimmiotto faceva contro il pilastro attirarono l'attenzione di Porcellino, appeso al soffitto, che quando lo riconobbe si fece una bella risata: "Fratello, a quanto pare non ce la farai a mangiarmi le orecchie."
"Sta zitto, bestia. O ci stai bene, lassù? State tranquilli, mi sbrigo a liberarmi e sciolgo anche voi."
"Non brilli certo per modestia. Lui salva tutti: ma intanto è legato come un salame. Lascia stare: tanto vale che moriamo tutti insieme e ci ritroviamo all'inferno."
"Non dire scemenze. Vedrai che ne so uscire."
"Mi piacerebbe vedere come farai."
Mentre chiacchierava, Scimmiotto non perdeva d'occhio i due orchi, che bevevano nella sala contigua. Vari mostriciattoli andavano e venivano da tutte le parti, indaffarati a portare piatti e piattini, coppe e brocche di vino: la sorveglianza sui prigionieri restava allentata. In un momento in cui nessuno era vicino a lui, Scimmiotto fece cadere l'ago che teneva dietro l'orecchio, ci soffiò sopra e mormorò: "Cambia!" Esso si trasformò in una lima d'acciaio temprato. Con la lima ruppe la corda d'oro che gli stringeva la gola e si liberò. Poi si strappò un pelo, gli diede la sua forma e lo legò al suo posto; mentre prendeva le sembianze di uno dei tanti mostriciattoli di servizio.
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