Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Porcellino dalla sua trave gridava: "Sorpresa! La falsità è legata, la verità appesa!"
     "Che cosa grida quel Porcellino?" chiese l'orco maggiore posando il bicchiere.
     Il falso mostriciattolo si avvicinò per servirlo e spiegò: "Porcellino istiga Scimmiotto a fuggire con qualche trasformazione. La scimmia rifiuta, e quello lassù fa il diavolo a quattro."
     "Si dice che Porcellino sia un ingenuo" intervenne il minore. "Vedo invece che è una bella carogna. Dagli venti vergate."
     Scimmiotto andò a procurarsi la verga.
     "Vacci piano" gli soffiò Porcellino, "oppure spiattello chi sei."
     "Mi sono liberato anche nel vostro interesse; perché mi vuoi sabotare? E non capisco come abbia fatto a riconoscermi: nessun altro qui si è accorto chi sono."
     "La testa l'hai cambiata, ma hai dimenticato il culo. E ci porti sopra due inconfondibili chiazze rosse, no?"

     Scimmiotto scivolò nelle cucine; in un angolo buio andò a grattare un po' di fuliggine dalle pentole, se la spalmò sulle natiche e ritornò nella sala.
     "Chissà dov'è andata a strofinarsi questa scimmia" sghignazzò Porcellino quando lo rivide, "per annerirsi le chiappe in quel modo."
     Il grande santo ci sapeva fare. Piegò il ginocchio davanti a uno degli orchi: "Grande re, quel tale Scimmiotto non fa che agitarsi: finirà per rompere la corda d'oro. Non sarebbe meglio legarlo con una fune più grossa?"
     "Hai ragione" rispose il mostro, e si tolse dalla vita e gli tese una cintura ornata da un motivo di barbari e leoni affrontati. Scimmiotto, sostituendo la corda d'oro, se la fece scivolare nella manica, e portò invece all'orco un suo pelo trasformato; questi lo prese distrattamente, mentre continuava a bere.


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