Lui era pronto, ma gli orchi continuavano a bere e non si davano altro pensiero. Per richiamare la loro attenzione, Scimmiotto mandò un gridò: "Oh dio, mi si stanno sciogliendo gli stinchi!"
Nessuna reazione.
"Accidenti, mi scompaiono le anche fino all'osso!"
"Quando la liquefazione giunge alla vita" disse il maggiore, "si completa poi in un baleno: possiamo togliere il sigillo e dare un'occhiata."
Udendo queste parole, Scimmiotto si strappò un pelo e lo trasformò nella metà superiore del proprio corpo. Lui stesso si mutò in un insettino e si appostò vicino all'imboccatura. Nell'istante in cui gli orchi tolsero il sigillo, volò via e riprese l'aspetto di Drago di Mare, uno dei mostriciattoli che erano andati a invitare la vecchia orchessa. Si tenne alle spalle dei due, mentre l'orco maggiore scuoteva la zucca qua e là e ci guardava dentro. Quando vide quel busto sul fondo, non stette a guardar meglio, ma gridò spaventato: "Chiudi, chiudi! C'è ancora parecchio da sciogliere."
Il minore riapplicò il sigillo. Il grande santo sghignazzava dentro di sé: "Se sapessero dov'è, in questo momento, il vecchio Scimmiotto!"
Il maggiore si alzò, riempì una grande coppa e la porse a due mani al minore: "Prendi e bevi, saggio fratello."
"Perché queste attenzioni?"
"Già non era impresa da poco impadronirsi del monaco cinese, di Porcellino e di Sabbioso. Ma in aggiunta hai legato Scimmiotto il Novizio e liquefatto Scimmiotto Stravizio. Sono imprese che meritano un brindisi in più."
Il fratello minore non poteva certo rifiutare la coppa. Poiché già teneva in mano la zucca, l'affidò a Drago di Mare che gli stava accanto; e bisognava vedere con quanta precauzione e rispetto quest'ultimo la reggeva.
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