Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Senza altro indugio, l'orco alzò la sua spada preziosa per assestare un colpo sulla testa di Scimmiotto, che parò con il suo randello brandito a due mani. Che battaglia all'ingresso della grotta!

     Sbarra dai cerchi d'oro contro spada
     Di sette stelle gettano scintille.
     Oscure nubi ricoprono il cielo,
     Vento glaciale penetra le ossa.
     È l'uno dominato dalla collera
     Per vendicar la morte del fratello,
     Ma l'altro non può cedere di un passo
     Nella sacra missione che lo impegna.
     Li anima uguale determinazione,
     Si batton da oscurare cielo e terra
     E da fare paura anche agli dèi.
     L'uno digrigna i denti, da spezzare
     Chiodi di giada, l'altro lancia fiamme
     Dagli occhi. Vanno e vengono mostrando
     Alto valore ed incrociando le armi.

     Dopo venti scontri non decisivi, l'orco puntò la spada e gridò: "Ragazzi, all'assalto!" I trecento mostri circondarono il grande santo e si scagliarono su di lui.

     Il bravo Scimmiotto maneggiava freddamente il suo randello, colpendo a destra e a sinistra, parando davanti e coprendosi dietro. Ma anche i mostri avevano le loro risorse, e si infiammavano sempre più nel combattimento: piovevano da tutte le parti, come fiocchi di borra di seta, e cercavano in tutti i modi di afferrarlo, tirandogli le gambe, prendendolo alla vita. Il grande santo dovette ricorrere al procedimento della moltiplicazione del corpo: si strappò un ciuffo di peli, lo masticò, lo spruzzò intorno e gridò: "Trasformazione!" Tutti i frammenti di pelo divennero Scimmiotti: i più grandi maneggiavano le sbarre; i piccoli facevano a pugni; i piccolissimi, in mancanza di meglio, mordevano i polpacci. I mostri furono volti in fuga. Gridavano: "Grande re, si mette male! Non ce la facciamo, la montagna è piena di Scimmiotti!"


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