Fu la volta dell'orco di trovarsi isolato in mezzo a una folla che lo premeva da tutte le parti e gli tagliava ogni via di ritirata. Preso dal panico, passò la spada nella mano sinistra e con la destra estrasse dal suo colletto il Ventaglio di Foglie di Banano. Si rivolse verso sud, direzione dell'elemento del fuoco, verso la 'casa' del corrispondente trigramma, e con un colpo di ventaglio fece scaturire dal suolo grandi fiamme; infatti la virtù di quel tesoro era di far scaturire il fuoco dovunque. Spietatamente il mostro continuava ad agitare il ventaglio: l'incendio dilagò immenso. Che rogo!
Non era fuoco che cade dal cielo,
O fiamma ardente dentro la fornace;
Come non era il fuoco che arde il bosco,
O quello che riscalda le tue pentole:
È invece una scintilla derivante
Dal fuoco elementare. Quel ventaglio
Non è cosa ordinaria, né prodotto
Da mano umana; ma è un vero tesoro
Che giunge a noi dal caos originario.
Ed il fuoco attizzato fiammeggiava
Più rosso della folgore, bruciava
In nubi iridescenti. Non saliva
Nemmeno un fil di fumo, e la montagna
Intera rosseggiava incandescente.
I pini delle cime erano torce,
I cedri sulle rupi grandi pire.
Volavan via gli uccelli, gli animali
Lasciavano le tane e si accalcavano
Fuggendo sui sentieri. Era quel fuoco,
Che riempiva lo spazio di bagliore,
Tale da fonder pietre, inaridire
La corrente dei fiumi, calcinare
Tutta la superficie della terra.
Lo spettacolo di quel feroce incendio fece tremare persino Scimmiotto, che pensò: "Si mette male! Il mio corpo ci può resistere, ma i miei poveri peli rischiano di finire fiammati come il piumino della cacciagione." Perciò li ricuperò con una scossa, tutti meno uno, che lasciò come proprio sosia in atto di fuggire per timore dell'incendio.
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