Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     L'orco non vedeva intorno a sé che cadaveri, la sua armata non esisteva più; sospirò penosamente e non poté trattenere il pianto. Lo testimoniano i versi:

     La scimmia ed il cavallo si accaniscono,
     Scesi dal cielo nel mondo di polvere
     Dietro la spinta di mali pensieri.
     Piange l'oca selvatica, perduto
     Il suo compagno. Tutto il clan dei mostri
     Venne distrutto. Subìto il castigo,
     Quando potrà il dolore avere requie?
     Quando potran ritornare alle origini?

     Sempre piangendo, entrò nella grotta. Cose e arredi erano intatti, ma regnava un grave silenzio, perché non c'era più anima viva. Solo e accasciato dalla tristezza, si sedette a un tavolo di pietra, vi posò di traverso la spada, si infilò il ventaglio nel colletto e si addormentò di un sonno pesante. Come si dice:


     Se la gioia ti stimola,
     Il dolor ti deprime.

     Scimmiotto, in breve, rifece la capriola in senso inverso e ritornò sulla montagna per liberare Tripitaka, tenendo il vaso legato alla cintura. La porta della grotta era semiaperta e regnava il silenzio. Egli scivolò all'interno a passi felpati e vide il mostro che ronfava, con la testa appoggiata sulla tavola; il ventaglio, che gli sbucava dal colletto dietro la nuca, in parte lo nascondeva. La Spada delle Sette Stelle era appoggiata sul tavolo. Scimmiotto si avvicinò in punta di piedi, si impadronì del ventaglio e corse via.
     I capelli dell'orco furono sfiorati dal manico, e ciò bastò a svegliarlo; vide Scimmiotto fuggire, impugnò la spada e si buttò all'inseguimento. Lo raggiunse all'aperto, dove si era fermato, aveva aggiunto il ventaglio ai trofei appesi alla sua cintura e impugnava a due mani la sbarra di ferro. Un'altra bella battaglia!


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