"Caro discepolo" disse Tripitaka profondendosi in ringraziamenti, "meno male che sei stato capace di superare tutte queste prove!"
"Sono state belle prove" rispose Scimmiotto ridendo. "La vostra è stata una prova sospesa, alla lettera; mentre io ho dovuto correre come un matto, le gambe sempre in moto, peggio di un corriere che recapita posta urgente. Dentro e fuori, avanti e indietro, senza un momento di respiro. Per venirne a capo, ho prima dovuto rubare i loro tesori."
"Maestro e condiscepolo" gli disse Porcellino, "ci faresti vedere la zucca? L'orco minore, là dentro, sarà completamente liquefatto."
Scimmiotto, nell'ordine, slegò il vaso sacro, poi tolse dalla manica la corda d'oro e il ventaglio e infine mostrò la zucca: "Ma preferisco non togliere il tappo. Anch'io sono stato chiuso lì dentro, li ho convinti ad aprire e sono riuscito a prendere il largo. Non vorrei che anche lui trovasse il modo di tirarsene fuori."
Maestro e discepoli si misero allegramente alla ricerca di riso, farina e legumi, pulirono forno e pignatte, cucinarono e, dopo aver mangiato a sazietà, si coricarono per trascorrere nella grotta una piacevole notte di riposo, fino all'alba dell'indomani.
Intanto l'orco maggiore aveva trovato rifugio nella Grotta del Drago Schiacciato. Riunì le orchesse, grandi e piccine, e raccontò come la loro padrona era stata uccisa, il fratello aspirato nella zucca, le truppe massacrate e i tesori rubati. Le orchesse fecero un bel chiasso di pianti e singhiozzi. Dopo che si furono sfogate, l'orco disse: "Non desolatevi. Mi resta la Spada delle Sette Stelle; vi voglio schierare insieme alle truppe dei miei parenti materni, perché ci vendichiamo catturando questo Scimmiotto."
|