"Discepoli" balbettò Tripitaka terrorizzato, "e adesso che facciamo?"
"Buoni! Niente paura. Abbiamo tutti questi congegni, con cui ci possiamo divertire" rispose Scimmiotto ridendo. Si appese alla cintura vaso e zucca, infilò la corda d'oro nella manica, mise il ventaglio nel colletto, come aveva visto fare all'orco maggiore, e fece qualche volteggio di prova con la sua sbarra di ferro. Affidò a Sabbioso la custodia del maestro, al sicuro dentro la grotta, e uscì incontro al nemico facendosi accompagnare da Porcellino, che aveva ricuperato il suo rastrello.
I mostri erano schierati in bell'ordine di battaglia, con il re Volpone VII alla testa. Egli aveva un viso di giada, lunga barba, sopracciglia d'acciaio e orecchie a forma di coltelli ricurvi. Portava un elmo d'oro e una cotta di maglia, impugnava un'alabarda 'a cielo quadrato'.
"Te la farò vedere, impudente scimmia maledetta!" gridava a gran voce. "Come hai potuto avere l'audacia di perseguitarci così? Hai rubato i nostri tesori, ucciso i nostri parenti, massacrato i soldati, e hai anche la sfacciataggine di occupare la nostra grotta come se fosse casa tua. Porgete subito il collo tutti quanti, per ricevere il castigo che vendicherà la famiglia di mia sorella."
"Mucchio di peli destinato a finir male, imparerai che cosa è capace di fare tuo nonno Scimmiotto. Non scappare senza aver assaggiato una tostata del mio bastone."
Il mostro schivò balzando da lato e lo fronteggiò con la sua alabarda. Ma dopo tre o quattro scontri perse terreno, le sue forze vennero meno e dovette battere in ritirata. A Scimmiotto, che lo inseguiva, si parò davanti l'orco maggiore, che sostenne tre scontri. A questo punto anche Volpone VII, ripreso fiato, volle ritornare all'assalto, ma si trovò davanti Porcellino con il rastrello a nove denti. Entrambi i duelli continuavano senza giungere a una decisione, quando l'orco ordinò alle truppe di circondare il nemico.
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