"Signore, siete molto trascurato" osservò Scimmiotto, "a lasciar andare in giro persone così pericolose. Se è gente di casa vostra, la responsabilità è vostra."
"Non sono fatti miei, io non c'entro per niente. È stata la pusa Guanyin a chiedermi di tollerare che si incarnassero in mostri, e ha anche insistito molto. Voleva mettere alla prova la vostra determinazione nel viaggio verso Occidente."
Udendo queste spiegazioni, Scimmiotto pensava: "Che vecchia strega, quella Guanyin! Quando mi ha liberato e mi ha incaricato di proteggere il monaco cinese nella ricerca delle scritture, le dicevo che il viaggio sarebbe stato difficile e pericoloso, e lei prometteva di venire di persona ad aiutarci se fosse stato necessario. Invece è stata lei a mandare questi mostri a romperci le scatole. Che lingua biforcuta! Non per niente avrà vissuto tutta la vita da vecchia zitella!" E rivolgendosi a Laozi: "Se non foste venuto di persona, signore, non vi avrei restituito proprio niente. Ma dal momento che vi siete scomodato, e se le cose stanno come voi dite, ecco qua."
Il signore Laozi ricevette i cinque presìdi, aprì zucca e vaso per lasciarne esalare lo spirito dei due immortali e, con un gesto, li materializzò in due fanciulli, d'Oro e d'Argento, che si tennero accanto a lui, uno a destra e l'altro a sinistra. Non si vide più che un fascio di mille raggi luminosi:
Tornano alla dimora dei beati,
Volano su nel più alto dei cieli.
Se non sapete, in fin dei conti, che cosa accadde dopo, come Scimmiotto protesse il monaco cinese, e quando raggiunsero il Paradiso dell'Ovest, vi converrà ascoltare il seguito.
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