CAPITOLO 36
STILI DIPLOMATICI A CONFRONTO
LA SCIMMIA DELLO SPIRITO, IN LUOGO CHE LO RICHIEDE, ROMPE IL CICLO DELL'IGNORANZA. BRILLA DA UNA PORTICINA LA LUNA SCINTILLANTE.
Scimmiotto spiegò al maestro come erano andate le cose: i mostri non erano che garzoni del signore Laozi presi in prestito da Guanyin, e Laozi aveva ricuperato i suoi tesori.
Tripitaka rinnovò i ringraziamenti e riprese il pericoloso cammino verso occidente, armato di una pia determinazione più ferma che mai. Rimontò a cavallo, mentre Porcellino sollevava i bagagli e Sabbioso reggeva le briglie. Scimmiotto apriva la via impugnando la sua sbarra di ferro. Scesero ai piedi della montagna e si inoltrarono nella pianura. Non si finirebbe mai di raccontare le soste in riva all'acqua, i pasti all'aria aperta, le partenze nella brina, gli arrivi nella rugiada. Dopo lungo cammino, maestro e discepoli si trovarono di nuovo di fronte a un'alta montagna. Tripitaka esclamò: "Discepoli, guardate com'è grande e cupa quella montagna: stiamo attenti! Temo che incontriamo ancora una volta qualche insidia diabolica."
"Maestro" replicò Scimmiotto, "non fatevi turbare da questi pensieri. Basta concentrarsi e mantenere lo spirito sereno, e niente potrà accadere."
"Discepoli, perché è tanto difficile raggiungere il Paradiso dell'Ovest? Ricordo quando lasciai la città di Chang'an, finiva la primavera e giungeva l'estate; da allora seguirono tante stagioni, saranno trascorsi quattro o cinque anni. Perché non arriviamo mai?"
Scimmiotto scoppiò a ridere: "Ma è troppo presto, non siamo ancora usciti dalla porta."
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