"Lascia stare le tue solite panzane, fratello" intervenne Porcellino. "Non esistono a questo mondo residenze così grandi."
"Il fatto è, fratellino, che noi continuiamo a girare in tondo nella stessa sala."
"Caro maestro e condiscepoli" esortò Sabbioso sorridendo, "non perdetevi in stravaganze inquietanti. Se esistesse una sala così grande, dove si troverebbe una trave abbastanza lunga da reggerne il soffitto?"
"Fratellino, cerca di capire il mio punto di vista: questa sala ha per tetto il cielo; sole e luna ne sono i lampadari, le cinque montagne sacre sono le colonne che la reggono. Tutto l'universo non è che una vasta sala."
"Lasciamo perdere" fece Porcellino. "Ne abbiamo già percorso un bel po', di questa sala."
"Basta con le chiacchiere" concluse Scimmiotto. "Seguitemi fiduciosi e non pensate ad altro."
Il bravo Scimmiotto, con la sbarra di traverso sulle spalle, si spinse avanti sulla via della montagna e guidò con sicurezza il monaco cinese, che dalla sua cavalcatura osservava l'immenso e magnifico paesaggio alpestre.
Salgon cime scoscese fino al cielo,
Gli alberi che vi crescono si impigliano
Nelle nubi. Risale la vallata
Il grido lamentoso dei gibboni.
Risuonano i singhiozzi delle gru.
Si prendon gioco i folletti nel bosco
Dei legnaioli. Antiche volpi grigie
Osservano inquietanti i cacciatori.
Che gran montagna! Scarpate maestose,
Burroni senza fondo da ogni parte.
Sembran gli abeti coperti di giada,
Gli alberi morti sono soffocati
Da viticci e da liane. Acqua gelata
Scorre dalla sorgente; una frescura
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