"Maledetta scimmia che parla sempre a vanvera! Ho cavalcato in faccia al sole che tramontava e ne sono rimasto abbagliato. Del resto quei caratteri sono coperti di polvere. Dammi tempo, non sono ancora riuscito a decifrarli."
Scimmiotto si allungò fino a superare una statura di due tese e spolverò la scritta con la mano: "Ecco qua, maestro; leggete."
C'era scritto in cinque grandi caratteri:
MONASTERO DEL BOSCO SACRO, FONDAZIONE IMPERIALE
Scimmiotto riprese la sua statura consueta e chiese: "Maestro, chi di noi deve entrare a chiedere ospitalità per la notte?"
"Ci vado da me. Voi siete così brutti, per non dire quant'è volgare il vostro linguaggio, e brutale e arrogante il vostro carattere, che sareste solo capaci di metterci in urto con tutti. Sarebbe imbarazzante vedersi rifiutare l'ospitalità per colpa vostra."
"Se la mettete così, niente da dire. Entrate, prego!"
Tripitaka appoggiò il bastone da pellegrino, si tolse il mantello da pioggia, rassettò i suoi abiti e passò la soglia giungendo le mani. A breve distanza dall'ingresso si vedeva una balaustra laccata di rosso, alle estremità della quale si rizzavano due imponenti statue di guardiani ghignanti, armati di folgore.
Sembrano vivi, l'uno con la barba
D'acciaio sulla maschera di ferro,
L'altro che aggrotta grandi sopraccigli
Sopra gli occhioni tondi bianco perla.
Quello a sinistra stringe il grande pugno
Di ferro, quello a destra apre la palma
Gigantesca di bronzo. Le armature
E gli alti elmi scintillano dorati.
Nell'ovest, quante offerte fanno al Buddha!
|