Quanti tripodi bruciano l'incenso!
Tripitaka chinò il capo e sospirò: "Vedete, se da noi si elevassero statue altrettanto grandi e si bruciasse tanto incenso come qui, non avremmo bisogno di fare questo viaggio in Occidente."
Giunse alla porta del secondo cortile e vide le statue dei quattro grandi re celesti, protettori dei quattro orienti, est, nord, ovest e sud, ciò che implicava il potere di regolare i venti e le piogge: Conservatore del Regno, Sa Tutto, Crescita e Vasto Sguardo. Entrando notò quattro superbi pini dalle ricche chiome che formavano un alto baldacchino. Là sotto c'era il santuario del Grande Eroe. Giunse le mani in segno d'omaggio, si prosternò e fece il giro dell'edificio per entrare dalla porta posteriore. Vi si vedeva una statua della Guanyin dei mari del Sud che si inchina sollecita della salvezza di tutti. I muri erano coperti di abili sculture di gamberi, pesci, granchi e tartarughe, che tendevano il collo, agitavano la coda, balzavano e giuocavano tra i flutti. Il reverendo inchinò il capo quattro o cinque volte sospirando: "Che peccato! Mentre tutti questi esseri con scaglie e gusci rendono omaggio al Buddha, esistono uomini che lo rifiutano."
Mentre mandava i suoi sospiri di ammirazione e dispiacimento, si aprì una porticina ed entrò un inserviente. Questi notò la dignità fuori del comune e la finezza dei tratti di Tripitaka; perciò corse da lui e lo salutò: "Maestro, da dove venite?"
"Il vostro discepolo è inviato dall'imperatore dei grandi Tang, delle terre dell'Est, in cerca di scritture nel Paradiso dell'Ovest. Poiché scende la sera, mi sono permesso di entrare in questo nobile luogo per sollecitare rifugio per una sola notte."
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