"Maestro, non me ne vogliate, ma io sono soltanto un inserviente; i miei compiti sono di spazzare il pavimento, suonare la campana e attendere ai lavori di fatica. Se aspettate, vi annuncerò al superiore del convento. Se vorrà accogliervi, ritornerò con il suo invito; se non vorrà, cercherò almeno di non farvi perdere più tempo del necessario."
"Mi dispiace di recarvi disturbo."
Il servo corse nella cella del superiore: "Signore e maestro, c'è fuori una persona che attende."
Il superiore si mise un berretto alla Vairocana, indossò un kasâya e aprì l'uscio.
"Dov'è questo visitatore?" chiese al servo, che gli additò Tripitaka: "Vedete quell'uomo dietro la sala principale?"
Tripitaka si presentava a capo scoperto, in abito alla Bodhidharma con venticinque rattoppi; ai piedi sandali infangati.
Vedendolo il superiore si arrabbiò: "Non sei stato battuto a sufficienza, stupido servo? Non sai che sono un monaco pieno di responsabilità, con alti incarichi? Io accolgo soltanto i notabili che vengono dalla città a offrire incenso. Ma quello non è che un bonzo pulcioso. Vedo dalla sua faccia che non è una persona importante: è un semplice mendicante. Scommetto che viene qui a quest'ora per scroccare una sistemazione per la notte. Non lo voglio vedere. Digli di andarsi ad accucciare in qualche angolo buio, sotto i portici. Disturbare me per queste cose!"
E volse la schiena.
A Tripitaka si riempirono gli occhi di lacrime: "Ahimè: lungi dal tuo paese non vali niente; è un detto che ora comprendo bene. Ho abbandonato la famiglia sin da bambino, e non ho mai subito penitenze per cattivi pensieri o per aver mangiato cibi vietati. Non ho mai letto un sutra con animo contaminato dall'ira. Non ho mai gettato pietra contro la casa del Buddha, né raschiato oro dal volto delle statue. Ahimè! Mi chiedo quali colpe avrò commesso in qualche esistenza anteriore, per incontrare tanto spesso dei cattivi. Bonzo, capisco che tu non ci voglia ospitare per la notte; ma perché usare parole sprezzanti e mandarci alla cuccia negli angoli bui? Ti è andata bene che non hai usato questo tono con il Novizio; quella scimmia ti avrebbe già rotto le gambe con il suo randello." Poi si riprese: "Lasciamo stare. Come dice il proverbio: proprio dell'uomo è rispettare i riti e la musica. Andiamo ugualmente a sollecitarlo, e vediamo quali sono le sue intenzioni."
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