"Perché abbindolare?"
"Il perché lo dicono gli antichi: se la tigre entra in città, chiudi l'uscio; anche se non ti morde, ti vuole rovinare."
"Come sarebbe a dire: rovinare?"
"Anni fa passò di qui un gruppo di monaci erranti. Erano poverissimi, testa e piedi nudi, abiti a brandelli; ebbi compassione di loro e li invitai a entrare e a sedersi ai posti d'onore. Offrimmo loro da mangiare e li fornimmo di abiti usati. Ma loro, avidi di cibo e di comodità, non vollero più ripartire; si installarono qui per sette od otto anni. E non è tutto. Si diedero a ogni sorta di attività sconvenienti."
"Quali attività?"
"Per esempio
Ingannavano il tempo a lanciar sassi,
A schiodarci le porte. I giorni freddi
Rompevano gli assiti per bruciarli.
D'estate ci smontavan le finestre
Gettandole qua e là lungo i sentieri.
Con i sacri stendardi, lacerandoli,
Facevan mollettiere. Saccheggiavano
Orto e cucina; ed era più la roba
Guasta e buttata di ciò che mangiavano."
Tripitaka pensava: "Per carità! E io sarei come quei bonzi senza terra né legge?" Si sentiva sul punto di piangere, ma temeva che il superiore ridesse di lui. Perciò si asciugò furtivamente le lacrime con un lembo della veste, inghiottì i singhiozzi, contenne il suo dispetto e se andò in fretta a raggiungere i suoi discepoli.
Scimmiotto notò le tracce di collera sul viso del maestro e gli chiese: "Quei bonzi non vi hanno battuto, per caso?"
"No."
"Se non vi hanno battuto" insisté Porcellino, "perché vi trema la voce dalla rabbia?"
"Vi hanno insultato?" insisté Scimmiotto.
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