"Che possiate crepare bastonati, stupidi servi! Ho già detto che possono andare ad accucciarsi sotto i portici, che bisogno c'è di disturbarmi ancora? Apri di nuovo la bocca, e prenderai venti bastonate!"
"Maestro, questo bonzo è diverso. Ha un aspetto cattivo e pericoloso."
"Com'è fatto?"
"Ha gli occhi tondi, le orecchie appuntite, la faccia pelosa e una bocca come quella del duca del Tuono. Ha in mano una grossa sbarra di ferro e digrigna i denti con ferocia, come se volesse mordere."
"Aspetta, gli darò un'occhiata."
Come aprì l'uscio, vide Scimmiotto venire verso di lui. Com'era brutto! Una faccia lunga con sette gobbe e otto buche, un paio di occhiacci gialli, la fronte convessa come la testa di un martello, denti sporgenti; sembrava un granchio, con la carne di dentro e le ossa di fuori.
Il monaco, impaurito, richiuse la porta a precipizio, ma Scimmiotto ne buttò giù un battente e ordinò: "Svelti, senza perder tempo: preparatemi mille camere da letto belle pulite. Il vecchio Scimmiotto vuol dormire."
Rifugiatosi nell'angolo più lontano della cella, il superiore diceva al servo: "Non c'è da stupirsi che sia così brutto: si sarà deformato la bocca a forza di dire scemenze. Qui abbiamo meno di trecento stanze tutto compreso, fra sale, torri e gallerie, e lui ne vuole mille per mettersi a letto. Da dove dovremmo tirarle fuori?"
"Maestro, mi scoppia la milza dalla paura. Rispondetegli voi come volete."
Il superiore, tremando come una foglia, gridò: "Reverendo, questo monastero è troppo piccolo e povero per le vostre esigenze. Provate da un'altra parte."
|