Prima di rispondere, Scimmiotto andò in mezzo al cortile, diede alla sua sbarra il diametro di una tazza e la piantò per terra: "Bonzi, se la mettete così: fuori! Sloggiare!"
"Noi abitiamo qui sin da fanciulli, questi luoghi sono stati trasmessi dai patriarchi ai nostri maestri, e noi li trasmetteremo ai nostri discendenti. Si rende conto di quello che dice, quell'impudente? Figuriamoci se sloggiamo!"
"Signore" rispose il servo, "è terribilmente scomodo, ma forse sloggiare è il meno peggio. Guardate che grosso palo ha con sé! Che cosa accadrebbe se lo usasse?"
"Sei matto, dove vorresti andare? La nostra comunità, fra giovani e vecchi, conta cinquecento persone. Come si fa a sloggiare senza saper dove andare?"
"Se non sapete dove andare" intervenne Scimmiotto che aveva sentito, "mandate qui qualcuno. Darò una dimostrazione di come lavora il mio randello."
"Vai lì, vediamo come lavora il randello" ordinò il superiore al servo.
"Signore" rispose questi in preda al panico, "non mi potete chiedere di finire i miei giorni sotto quel palo!"
"Un'armata si monta in mille giorni e si smonta in un mattino. Non puoi rifiutarti di andare!"
"Ma quel palo, solo a sfiorarmi, mi ridurrà in poltiglia."
"Vai e toglilo da là! Non capisci che, se resta piantato nel cortile, quando la notte mi capita di attraversarlo per fare i miei bisogni, ci potrei inciampare e rompermi la testa?"
"Maestro, se sapete che è tanto pericoloso, perché chiedete a me di andarlo a collaudare?"
Mentre litigavano, Scimmiotto pensava: "Che posso fare? Se ammazzo qualcuno, il maestro ricomincerà a rimproverarmi la violenza. Bisogna che trovi un altro modo per spaventarli."
|