"Sarà stata una grande gioia per vostra maestà."
"Perché dite questo?"
"Perché quel prete era capace di dare pioggia a richiesta, ma anche di trasformare le pietre in oro. Non doveva mancarvi nulla: perché avete abbandonato la vostra città per venire qui?"
"Vissi con lui due anni. Una volta, in primavera, quando fioriscono mandorli e peschi e i ragazzi di buona famiglia girano in comitiva a godersi lo spettacolo della fioritura, passeggiavamo lentamente da soli; i mandarini civili e militari se n'erano ritornati alle loro case e le spose reali si erano ritirate nei loro appartamenti. Entrammo nel parco reale e giungemmo al grande pozzo ottagonale. Lui ci gettò dentro qualcosa che ne riempì tutta la cavità di una gran luce dorata, e mi invitò a guardare; io mi sporsi e lui mi spinse giù. Caddi sino in fondo con un tonfo, e lui collocò sull'imboccatura una lastra di pietra. Coprì poi la lastra con terriccio e vi piantò un banano. Povero me! Da tre anni giaccio morto e invendicato in fondo a quel pozzo."
A udirlo dichiararsi fantasma, il monaco si sentì venir meno, le gambe si piegavano e gli si rizzavano i capelli. Commentò: "Però è difficile credere a quanto dice vostra maestà. Se siete morto da tre anni, come mai non sono state fatte ricerche dai mandarini civili e militari, che dovrebbero recarsi all'udienza almeno ogni tre giorni, e dalle stesse regine dei tre palazzi?"
"Maestro, è difficile incontrare al mondo una persona con i poteri magici di quel prete. Dopo avermi ucciso, assunse subito le mie sembianze e si impadronì delle mie terre e del mio regno. Né i quattrocento funzionari di corte, né le regine dei tre palazzi, né le concubine reali delle sei residenze, nessuno si accorse di nulla."
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