"Nespoli miei? Quali nespoli?(39)" borbottò Porcellino aprendo gli occhi. "Bei tempi, quand'ero un allegro brigante e mi mangiavo delle belle bisteccone di carne umana! Bisognava proprio che quello lì abbandonasse la famiglia e che noi gli corressimo dietro! Mi avevan detto che sarei stato bonzo, ma sono schiavo: di giorno a portar valigie, di notte pitali; dormo ai suoi piedi e li sento puzzare. E a quest'ora lui ancora non dorme: chiama!"
"Discepoli, mi ero assopito e ho fatto un sogno molto strano."
Scimmiotto saltò su: "Maestro, si sa che i sogni vengono dall'immaginazione, e la vostra è inquieta per la paura. Vi basta vedere di lontano una montagna per immaginarla piena di mostri, e vi rode il timore di non saper venire a capo di una strada così lunga. Non pensate che a Chang'an e a quando ci tornerete. In queste condizioni, è naturale che facciate sogni a bizzeffe. Guardate me: vedo le cose come sono, penso solo alla nostra meta, e non sogno mai."
"Caro discepolo, non ho fatto sogni di nostalgia. Appena chiusi gli occhi, in una folata di vento lamentoso mi si è presentato il re del paese del Gallo Nero: piangeva ed era zuppo d'acqua."
E raccontò il colloquio a Scimmiotto in ogni particolare.
"Mi pareva!" esclamò ridendo il suo ascoltatore. "Viene a trovare voi, ma il lavoro è per me. Evidentemente questo usurpatore è un essere malefico. Comunque mi sta bene di andarlo a smascherare: dove si abbatterà il mio randello tutto verrà in chiaro, qualunque sotterfugio possa tentare il mostro."
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