Ai colpi di cannone. C'è chi appresta
Il rosso vischio; c'è chi tende l'arco
E la balestra; chi stende le reti
A pie' del colle; chi dispone trappole
Sui sentieri del bosco. I cavalieri
Vanno incalzando l'orso e la pantera
Con fragore di tuono. Non è facile
Salvar la pelle per l'astuta lepre,
Né è sufficiente l'astuzia del cervo:
Persin la volpe non ha vie d'uscita.
Dove potran volarsene il fagiano
Ed il gallo cedrone? La montagna
Vien scrupolosamente rastrellata:
Per abbatter gli uccelli taglian gli alberi.
Uscita dalle mura, tutta questa gente attraversò i sobborghi orientali della città e si incamminò nella brughiera sino a un altipiano distante una ventina di li. Dominava la truppa un giovanissimo generale, con elmo e corazza, cintura fiorita di diciotto placche, una spada preziosa dalla lama di acciaio brunito e un grande arco alla cintura. Cavalcava un baio e aveva un portamento fuori del comune, da vero drago. Il nobile volto spirava dignità regale.
"Non c'è da sbagliare, quello è il principe ereditario. Gli faremo uno scherzetto" si rallegrò il Novizio in osservazione sulla sua nuvola.
Il bravo Scimmiotto discese a terra, si trasformò in una lepre bianca e schizzò via di corsa davanti agli zoccoli del cavallo del principe. Questi raccolse con entusiasmo la provocazione e scoccò una freccia, che raggiunse la lepre al muso. O almeno così parve; in realtà Scimmiotto era stato tanto destro e rapido da afferrarla al volo fra i denti.
Convinto di aver ferito la lepre di giada, il principe spronò il cavallo e perse il contatto con i suoi. Non si rese conto che quella strana lepre regolava la sua corsa sul galoppo del cavallo, in modo da mantenere inalterata la breve distanza che li separava. Ma per quanto fossero vicini, quando giunsero davanti a un monastero, la lepre scomparve.
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