Vostra altezza può esser perdonata
Di non saperlo, ma lo è molto meno
Per non aver vendicato suo padre."
A questo punto il principe andò senz'altro in collera: "Questo maledetto bonzo parla a vanvera. Vanta finché ti pare questo stupido vestito, ma spiega meglio che cosa vuoi dire su mio padre, e perché dovrebbe essere vendicato."
Tripitaka fece un passo avanti, giunse le mani e domandò: "Sapete quante grazie può ricevere l'uomo in questa vita fra il cielo e la terra?"
"Quattro."
"E sapete quali sono?"
"Sostenerci e coprirci; questa è la grazia che ci fanno il cielo e la terra. Rischiarare e riscaldare: lo fanno il sole e la luna. E poi la grazia del suolo e delle acque del re del paese, e quella di allevarci e nutrirci che ci fanno i nostri genitori."
"C'è un'imprecisione. Vero tutto il resto, ma a volte non è vero che l'uomo sia allevato e nutrito dal padre e dalla madre."
"Questo bonzo vagabondo ha una bella testa tonsurata di sovversivo" replicò il principe. "Chi sarebbe l'uomo che non abbiano allevato e nutrito padre e madre?"
"Altezza, l'umile monaco che sono non sa altro, ma in questo cofanetto rosso c'è un tesoro chiamato fabbrica re. Conosce i fatti di cinquecento anni del passato, altrettanti del presente e altrettanti dell'avvenire: mille cinquecento anni in tutto. Lui sa queste cose molto meglio di me, ed è lui che mi ha detto di venire qui ad attendervi."
"Fa vedere" ordinò il principe.
Tripitaka alzò il coperchio e Scimmiotto ne uscì d'un balzo e si mise a correre e zoppicare da tutte le parti.
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