Il principe si sentiva smarrito: "Non gli voglio credere, ma nelle sue parole ci sono molte cose giuste." Era nello stato di chi discute con sé stesso, non sa avanzare ma nemmeno ritirarsi, le parole lo stimolano e lo spirito si disorienta; quello stato da cui si esce solo con molta pazienza e lunga riflessione.
A vederlo esitante, Scimmiotto aggiunse: "Altezza, non restate in preda ai dubbi: ritornate a casa e cercate di parlarne con vostra madre. Chiedetele se nel comportamento di vostro padre è mutato qualcosa, in questi ultimi tre anni. È una domanda semplice, che vi aiuterà a stabilire la verità."
"Giusto!" rispose il principe. "Ne parlerò a mia madre."
Balzò in piedi per andarsene, portando con sé lo scettro. Ma Scimmiotto lo trattenne: "Aspettate, se ritornate indietro con tutta la caccia, potreste destare sospetti. Ritornate da solo, senza scorta, e non entrate nel palazzo dalla Porta del Sole: sarà meglio l'ingresso di servizio. Quando incontrerete vostra madre, non siate violento né imperioso, parlatele con dolcezza. Guardatevi dal potere del mostro, che è enorme: se indovinasse qualcosa, non sarebbe facile proteggere la vostra vita e quella di vostra madre."
Il principe si attenne ai consigli. Ordinò agli ufficiali: "Restate accampati qui e attendetemi, mentre regolo un affare urgente. Al mio ritorno rientreremo in città." E galoppò verso il palazzo reale come se volasse.
Se poi non sapete come andò l'incontro con sua madre, ascoltate il seguito, che vi riferirà ogni parola che si scambiarono.
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