"Il vecchio Scimmiotto pensa solo alla gloria. Sono superiore a certe cose, ti lascio tutti i tesori che vuoi."
Il bestione pensò di aver fatto un grande affare, si sentì tutto vispo, saltò giù dal letto e si vestì in un baleno. È il caso di dirlo:
L'acquavite è incolore, ma è paonazza
La tua faccia se ne hai bevuta troppa;
E l'oro giallo fa girar la testa
Anche ai più saggi.
Uscirono di nascosto dal monastero e corsero dritti verso la città, guidati da un alone luminoso di buon augurio.
Mentre giungevano, udirono la torre del tamburo suonare la seconda veglia: "Sono già le dieci, fratellino" disse Scimmiotto.
"È il momento migliore per rubare" rispose Porcellino, "quando la gente è immersa nel primo sonno."
Fecero il giro delle mura sino a una porta secondaria, da cui sentivano venire suoni di campanelle e di nacchere.
"Fratellino" disse Scimmiotto, "vedo guardie anche qui. Come entriamo?"
"A un ladro le porte non dicono niente" commentò con competenza Porcellino. "Si scavalca il muro, ed è fatta."
Uno dopo l'altro balzarono sul muro in un punto non illuminato, scivolarono giù dall'altra parte e andarono in cerca del parco reale.
Giunsero davanti a un grande portale a più piani, con triplo tetto e bandiere bianche. Ai raggi della luna scintillavano tre grossi caratteri:
PARCO REALE FIORITO
Scimmiotto si avvicinò a ispezionare e constatò che la serratura del cancello era coperta da vari strati di carta da sigillo. Chiamò con un cenno Porcellino perché si mettesse al lavoro; questi non fece che alzare il suo rastrello e abbatterlo sul cancello, che andò in pezzi. Scimmiotto scavalcò la soglia e i detriti e si inoltrò nel parco, ma lo si udì sospirare e lanciare esclamazioni addolorate. Porcellino gli corse dietro spaventato: "Fratello, mi farai morire! Si è mai sentito un ladro far tutto questo chiasso? Sveglierai tutti: ci trascineranno in tribunale, e se non saremo condannati a morte, verremo deportati e arruolati a forza nell'esercito, o perlomeno espulsi dal paese."
|