E sta in disparte contro il muro bianco.
"Al lavoro, Porcellino!" esortò Scimmiotto. "Il tesoro è sotterrato sotto il banano."
Il bestione alzò il rastrello e abbatté l'albero d'un solo colpo; poi andò a grufolare nella terra e scavò a piccola profondità, finché venne alla luce una lastra di pietra.
"Fratello!" gridò allegro Porcellino. "Che fortuna! Siamo già arrivati alla lastra che copre il tesoro. Non so se sia il tappo di una giara o il coperchio di un cofano."
"Tira su, e vediamo."
Con un'altra sgrugnata il bestione spostò la lastra, e si vide qualcosa scintillare e baluginare sotto il suolo.
"Guarda che bello!" sghignazzava Porcellino, "è un tesoro che fa luce."
Ma guardando meglio si rese conto che si trattava di un pozzo; la luce della luna e delle stelle si rifletteva sull'acqua tremolante del fondo.
"Fratello" disse Porcellino, "quando si fa una cosa, non si devono lasciare a metà i preparativi."
"Cioè?"
"Se mi avessi detto prima che il tesoro era nascosto in fondo a un pozzo, avrei portato con me delle corde per calarmi giù. Non potrò certo scendere e riportare su il carico senza averne i mezzi."
"Ma tu sei pronto a scendere?"
"Lo sarei, se avessi le corde."
"Fa conto di averle e spogliati."
"È presto fatto, non ho addosso che la tunica."
Il bravo Scimmiotto prese il suo bastone cerchiato d'oro, lo tirò alle estremità e gridò: "Allunga!" In effetti raggiunse subito una lunghezza di sette od otto tese.
"Ora afferra un'estremità del mio bastone" disse a Porcellino, "e io ti calerò giù pian piano."
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