Il re drago si rassettò e uscì con il suo codazzo di gente acquatica, gridando: "Ammiraglio dei Canneti Celesti, benvenuto! Vogliate accomodarvi!"
"Dunque è uno che mi conosce" si disse Porcellino rinfrancato, ed entrò nel palazzo di cristallo senza troppi riguardi. Nudo e fradicio com'era, si sedette disinvoltamente nel posto d'onore, senza il minimo scrupolo per il decoro.
Parlò il re drago: "Ho saputo, ammiraglio, che vi siete convertito alla dottrina del Buddha e assicurate la protezione del monaco cinese in cerca delle scritture nel Paradiso dell'Ovest. Quali affari vi conducono qui?"
"Si tratta appunto di un'incombenza nell'ambito della mia missione. Il mio condiscepolo anziano Scimmiotto vi manda i suoi rispetti e mi incarica di ritirare un certo tesoro che dovreste avere qui."
"Che tesoro volete trovare in un posto come questo! Ai re draghi dei quattro fiumi basta fare un voletto in giro per tornare a casa carichi di tesori; ma qui siamo poveri. Figurarsi poi negli ultimi anni. Ci hanno turato addirittura il lucernario e ci hanno lasciato senza sole né luna."
"Niente scappatoie! Dovete farmi vedere qualunque cosa abbiate."
"Ciò che abbiamo da mostrare è intrasportabile. Acconsentireste a scomodarvi per dare un'occhiata?"
"Ma certo! Andiamo subito."
Il bestione seguì il re drago; uscirono dall'edificio principale del palazzo ed entrarono in una galleria, nella quale giaceva un corpo lungo sei piedi.
"Ammiraglio, questo è tutto ciò che potrei chiamare tesoro" disse il drago additandolo.
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