Mentre camminava continuava a pensare: "Ma questo qui è capace di andare dai giudici infernali a farsi rendere l'anima del defunto; così lo resuscita davvero, il morto. Dirò che si è vantato di saperlo fare senza uscire dal mondo dei vivi: è il solo modo di incastrarlo."
Quando giunsero al monastero, posarono il cadavere davanti alla porta della sala di meditazione e vi entrarono: "Maestro, venite a vedere."
Tripitaka non riusciva a dormire e stava appunto considerando con Sabbioso quanto durava l'assenza del Novizio e di Otto Divieti. Si alzò subito e domandò: "Discepoli, che cosa volete mostrarmi?"
"Il nonno materno di Scimmiotto, che ho dovuto portare fin qui" sghignazzò Porcellino.
"Sacco di segatura!" lo sgridò Scimmiotto. "Mai avuto nonni in vita mia."
"Se non era tuo nonno, perché me l'hai fatto portare? Non sai quanta fatica mi è costato?"
Aperto l'uscio, anche il monaco cinese e Sabbioso notarono subito le perfette condizioni del corpo e del volto del sovrano: sembrava che dormisse. Il reverendo fu preso dalla compassione ed esclamò: "Quale nemico di una vita anteriore può avere incontrato vostra maestà, per perderci la vita, lasciare le mogli, abbandonare il figlio, all'insaputa di tutti, funzionari civili e mandarini militari? E che tristezza, quelle spose e quel figlio che non sanno nulla, non vi offrono incenso, non vi portano il tè!"
I singhiozzi non lo lasciarono continuare; versava un torrente di lacrime.
Porcellino si mise a ridere: "Maestro, che cosa vi salta in mente? Che cosa frega a voi se è morto o vivo? Non è mica un vostro parente: perché piangete?"
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