Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Non preoccuparti" rispose Porcellino sghignazzando fra lacrime e moccio. "Quando mi ci metto, vado avanti come niente per due giorni di fila."
     L'ingenuo Sabbioso non volle restare con le mani in mano, e si procurò dei bastoncini d'incenso da offrire al morto.
     "A meraviglia!" esclamò Scimmiotto torcendosi dalle risa. "Ora che tutta la famiglia è all'opera, non saprei immaginare una veglia funebre più degna."
     Il grande santo si congedò e, con una capriola, si lanciò al portale sud del Cielo. Non fece visita al Palazzo del Toro e del Cucchiaio, né si attardò nei pressi della Sala delle Nuvole Misteriose: la bianca scia della sua nuvoletta corse senza rallentare fino al trentatreesimo cielo, e si fermò davanti al Palazzo dei Beati. Si affacciò sull'uscio e vide il signore Laozi assiso nel laboratorio di fabbricazione del cinabro, in compagnia di fuochisti e garzoni immortali che agitavano ventagli di foglie di banano per attizzare il fuoco del forno. Appena Laozi vide Scimmiotto, gridò ai suoi: "State attenti, c'è in giro il ladro di elisir!"

     Scimmiotto si inchinò sorridendo: "Caro vecchio signore, sono lusingato dall'attenzione, ma non la merito. Perché diffidare di me? Ormai non sarei più capace di far torto a nessuno."
     "Maledetto macaco, non ho dimenticato quante pillole mi rubasti cinquecento anni fa. E che baraonda in tutto il Cielo! Il santo Erlang ci mise un bel po' di tempo ad acchiapparti; e quanto carbone sprecai nel mio forno, che arse per quarantanove giorni di fila senza riuscire a bruciarti! E ora che ti sei fatto buddista e proteggi questo monaco cinese, me ne hai opposte di difficoltà per restituirmi i miei tesori, dopo che avevi abbattuto i diavoli sul Monte Cima Piatta! Che cosa sei venuto a fare qui?"


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