"Ti ho detto che non c'è niente."
"Una diecina, via!"
"Questa maledetta scimmia non vuole smettere" imprecò Laozi rosso di collera. "No e poi no! Aria! Levati di torno!"
Scimmiotto voltò le spalle e si mosse per uscire.
Ma il signore Laozi ci ripensò: "Screanzato e delinquente! Se gli dico di andarsene e finge di darmi retta, può essere soltanto perché si dispone a ritornare indietro di nascosto a sgraffignare." "Fermati, maledetta scimmia, che ti prenda il vaiolo! Te ne do una, delle pillole che hai chiesto."
"Caro vecchio signore, voi che mi conoscete bene, non fareste meglio a tirarle fuori, le vostre pilloline d'oro, e a dividerle con me in parti uguali? Non vi pare che ci guadagnereste, evitando di farvele rubare tutte quante?"
Laozi rovesciò la sua zucca, e ne cadde una pillola dorata. La tese a Scimmiotto dicendo: "Non ho altro. Prendila e scompari. La pillola te l'ho data; il merito di risuscitare il morto resta tutto tuo."
"Non c'è fretta" rispose Scimmiotto prendendo la pillola. "Sarà meglio che l'assaggi, caso mai fosse falsa. Non voglio mica farmi prendere in giro."
E se la ficcò in bocca, mentre il patriarca atterrito si gettava su di lui per impedirglielo, lo prendeva per il collo e gli picchiava i pugni sulla testa: "No, no, disgraziato! Se la inghiotti ti ammazzo!"
"Ma non ti vergogni?" rise Scimmiotto. "Quanto sei meschino! E chi la mangia, la tua caramella da due soldi? Detto fra noi, fa proprio schifo. Non senti che l'ho soltanto messa in tasca?"
In effetti si sa che le scimmie hanno tasche sotto le guance; lui aveva nascosto la pillola là dentro. Laozi tastò con le dita, e quando l'ebbe sentita gridò: "Va via e non farti più vedere!"
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