Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Sembrano i paraventi gran code di pavone,
     E dovunque stendardi e cortine di perle.
     È un bel quadro di pace e di prosperità.
     I mandarini, in fila, dicon: 'Tutto va bene!'

     Tripitaka smontò da cavallo e propose: "Potrei andare direttamente alla reggia a presentare il passaporto, per evitare le seccature dell'ufficio doganale."
     "Fate bene" approvò Scimmiotto. "Ma verremo anche noi: in molti si discute meglio."
     "Se volete venire vi dovete comportare bene. Prima di prendere la parola bisogna rispettare il rito di omaggio al sovrano."
     "Come dire che ci si dovrebbe prosternare?"
     "Proprio così; è il cerimoniale dei cinque saluti e delle tre prosternazioni."
     "Ma nemmeno per sogno!" disse Scimmiotto ridendo. "Che sciocchezza! Perché mai ci dovremmo umiliare? Fatemi entrare per primo, per farmi un'idea di come conviene comportarsi; se ci rivolgono la parola, rispondo io. Voi seguite il mio esempio: inchinatevi se m'inchino; e buttatevi pure lunghi distesi per terra, ma solo se mi ci butto io."

     Quel sacripante di una scimmia li guidò alla porta della reggia e si rivolse al gran ciambellano: "Siamo inviati di sua maestà imperiale dei grandi Tang delle terre dell'Est. Il nostro incarico è di recarci dal Buddha, nel Paradiso dell'Ovest, per chiedergli le scritture. Siamo qui di passaggio e vorremmo presentare il nostro passaporto. Vi prego di annunciarci, perché non vada perduta per voi l'occasione di guadagnare i meriti di una buona azione."
     L'ufficiale di guardia alla Porta Gialla si recò subito nella sala d'udienza, si inginocchiò ai piedi dei gradini rossi e fece rapporto: "Sono giunti alla porta cinque monaci, che si dicono inviati dai Tang alla ricerca delle scritture. Sono venuti a presentare il passaporto, ma non osano entrare senza autorizzazione."


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