Il sovrano constatò che i suoi sforzi per cedere il trono ad altri non avevano successo, e dovette adattarsi a salirvi con il viso rivolto a sud, per sentirsi proclamare l'Unico. Promulgò allora un'amnistia generale e rimandò i monaci del Bosco Sacro al loro convento con onori e doni. Si aprì il Padiglione dell'Est per celebrarvi un banchetto in onore del monaco cinese, e si convocarono i pittori perché ritraessero l'aspetto dei quattro pellegrini, in modo che si potessero conservare le loro vere sembianze nella sala delle udienze.
Resa la pace al reame, maestro e discepoli non vollero attardarsi più a lungo e si apprestarono a congedarsi da sua maestà per riprendere il cammino. Il re, le dame dei tre palazzi, il principe ereditario e i cortigiani offrirono a gara oro, argento e seta in segno di gratitudine. Ma Tripitaka rifiutò ogni cosa, volle presentare il suo passaporto e sollecitò i discepoli a sellare il cavallo e a partire senza indugio. Il sovrano, molto dispiaciuto, fece preparare il carro reale e pregò Tripitaka di prendervi posto: due file di ufficiali facevano ala, mentre la famiglia reale spingeva la vettura. Tripitaka non poté scendere prima che raggiungessero i sobborghi.
"Maestro" gli disse il re, "dovrete tornare a trovarci, quando percorrerete la strada del ritorno con le vostre scritture."
"Certo non mancheremo."
Il re tornò indietro commosso e con le lacrime agli occhi, mentre i quattro pellegrini si allontanavano su per le ampie curve della strada in salita. Era il momento in cui l'autunno trapassa nell'inverno.
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