Splende la brina sulle foglie rosse
Del bosco diradato. Il miglio giallo
Sotto le piogge è giunto a maturare.
Resistono le fronde dei susini,
Geme nel vento il bambù di montagna.
Quando avevano lasciato da quindici giorni il paese del Gallo Nero, fermandosi la notte e ripartendo all'alba, videro sorgere davanti a loro montagne alte da oscurare il cielo. Tripitaka, allarmato, tirò le redini e chiamò Scimmiotto, che rispose: "Agli ordini!"
"Ecco di nuovo le montagne. Stiamo attenti, perché temo che le creature malefiche ci aggrediranno ancora."
"Non vi preoccupate" disse Scimmiotto ridendo. "Andiamo per la nostra strada, e se ci aggrediranno vi difenderò."
Il reverendo spronò il cavallo e si inoltrò in quello scenario di rupi e precipizi.
Quant'è alta la montagna?
Con la cima tocca il cielo.
Quant'è fondo il precipizio?
Sembra scendere all'inferno.
Nubi bianche sopra i larici,
Brume grigie fra i bambù.
Nelle rocce si nascondono
Antri oscuri di demoni,
Dove l'acqua a goccia a goccia
Si distilla, ed alimenta
I torrenti serpeggianti.
Scimmie saltano sui rami;
Cervi con le grandi corna
Fissan gli occhi inespressivi
Sui viandanti; nella sera
Va la tigre alla sua tana,
E il mattino sbuca il drago
Dalla pozza del ruscello.
Un rumore immotivato
D'improvviso getta il panico
Fra i volatili e le bestie;
Si domandano i viandanti
Che sia stato, e intorno osservano
Circospetti e paurosi,
In quel mondo di granito
Che le nubi azzurre velano.
I pellegrini, che già erano pieni di apprensione, videro una nube rossastra che saliva da una valletta fino al nono cielo e formava una palla di fuoco. Scimmiotto, allarmatissimo, balzò avanti, afferrò il monaco cinese per una gamba e lo costrinse a smontare precipitosamente: "Fermi, quello è un mostro!"
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