"Quando facevo le mie in paradiso, non c'erano truppe celesti in grado di fermarmi. Questo mostro, con l'uso che sa fare del fuoco, non vale meno di me. Ciò significa che gli dèi del cielo non sono in grado di metterlo sotto, e nemmeno i geni della terra. Certo l'unica soluzione è di andare a trovare Guanyin. Io però sono troppo male in arnese per fare capriole nelle nuvole: ho la pelle scottata, i muscoli contusi, schiena e ginocchia doloranti. Come si fa?"
"Agli ordini" fece Porcellino. "Ci vado io."
"È un'idea, certo che ci puoi andare" rispose sorridendo Scimmiotto. "Quando ti riceverà, ricordati di non stare a fissarla come uno sfacciato, ma di salutare a capo chino. Aspetta le sue domande per informarla dove siamo, come si chiama il mostro e perché abbiamo bisogno di aiuto. Se acconsente a venir qui, quella creatura ha le ore contate."
Porcellino montò senz'altro su una nuvola e si diresse verso i mari del Sud.
Intanto il mostro, ritornato nella sua grotta, esultava con i suoi mostriciattoli: "Ragazzi, quel Novizio ha avuto il fatto suo. Non sarà morto, ma ne ha prese come non mai. L'unico timore è che vada in cerca di rinforzi. Apritemi la porta: sarà meglio che li tenga d'occhio."
L'ordine fu eseguito e il mostro, balzato su una nuvola, scorse Porcellino che filava in direzione sud. Era una direzione preoccupante, perché portava verso Guanyin. Così egli gridò giù: "Prendete il mio sacco di cuoio e collocatelo accanto alla porta esterna. Sarà meglio sostituire lo spago che lo chiude, perché sarà vecchio e logoro. A mettere nel sacco quel porcello ci penso io: quando sarà cotto a puntino, ve ne farò assaggiare una fettina ciascuno."
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