Portato sul dorso da un mostriciattolo inconsapevole, Scimmiotto si diceva: "Molto bene, mi concedono il biglietto d'ingresso."
Il fagotto fu gettato in un canto, e il bravo Scimmiotto creò l'imitazione dell'imitazione: trasformò un pelo in un altro fagotto identico e mutò sé stesso in una mosca; come tale andò a posarsi sullo stipite della porta. A un tratto gli giunsero grugniti e rantoli soffocati di Porcellino: sembrava un maiale preso dalla febbre porcina. Svolazzando qua e là, scoprì che stava chiuso nel sacco di cuoio e vi si posò sopra. Il borbottio indistinto divenne una litania di imprecazioni a carico del mostro: "Brutto fetente, farsi passare per Guanyin, appendermi al soffitto e minacciare di mangiarmi! Ma arriverà, il mio condiscepolo anziano!
Con i suoi grandi poteri
S'impadronirà di voi
E il sacco mi aprirà:
Quanti colpi di rastrello!"
Scimmiotto se la rideva: "Sembra che il bestione si conservi abbastanza in forma, benché lì dentro debba essere mezzo soffocato. Questo mostro, bisogna proprio trovare il modo di metterlo a posto."
Mentre rifletteva sul da farsi, sentì il re gridare: "Dove sono i sei potenti comandanti?"
Era il titolo conferito a sei mostriciattoli che godevano dei suoi favori e si chiamavano: Nebbianuvola, Nubenebbia, Sveltofuoco, Vivovento, Scaldagriglia e Grigliacalda.
I sei comandanti si fecero avanti e si inginocchiarono.
"Conoscete sua maestà il vecchio re?"
"Lo conosciamo."
"Partite subito, viaggiate anche di notte se occorre, e andate a invitarlo. Deve partecipare al banchetto in cui gli offriremo il monaco cinese cotto al vapore: gli prolungherà la vita di mille volte."
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