"Scimmiotto ha chiesto aiuto al mio maestro per abbattere una creatura malefica; Guanyin mi incarica di portarvi i suoi saluti e di chiedervi in prestito le spade delle stelle."
Il re mandò Nata a prendere le trentasei spade e le fece consegnare a Moksa.
"Fratello" disse Moksa a Nata, "saluta la mamma da parte mia. Ora non ho proprio tempo; ma la verrò a trovare quando riporterò le spade."
Salutò in fretta e corse giù a portare le armi alla pusa.
La quale, come le ebbe in mano, le gettò in aria e recitò un incantesimo: le spade si trasformarono in trono di loto a mille petali, e la pusa ci montò sopra e si assise solennemente. Scimmiotto, che osservava queste cose, sogghignò: "Vedi, vedi, che donnina economa, per non dire tirchia. Nel suo stagno ha tutto il loto che vuole; ma si vede che le dispiace sciuparlo, perché preferisce prenderne in prestito dagli altri."
"Bada, Consapevole del Vuoto! Sta zitto e vieni con me" ordinò Guanyin.
Partirono tutti insieme sulle loro nuvole, allontanandosi dalla costa verso l'interno. In testa volava ad ali spiegate il pappagallo bianco, in coda si tenevano Scimmiotto e Hui'an. Giunsero in breve in vista di una catena montuosa.
"Il Monte del Singhiozzo è là" dichiarò Scimmiotto. "Da qui alla residenza del mostro ci saranno più o meno quattrocento li."
Guanyin scese su una cima; come pronunciò la sacra sillaba Om, una folla di dèi e diavoli vennero di corsa da tutte le direzioni a prosternarsi davanti al trono di loto.
"Non vi allarmate" disse Guanyin, "devo semplicemente catturare il re orco che abita da queste parti. Ripulitemi la regione: non voglio alcun essere vivente nel raggio di trecento li. Prendete anche le piccole creature nei nidi e negli anfratti, e mettetele al sicuro sulle creste più alte."
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