Scimmiotto ritornò all'ingresso della grotta. Teneva chiuso il pugno sinistro, agitava la sbarra e gridava: "Aprite, maledetti, aprite!" I mostriciattoli corsero subito ad avvertire.
"Non badate a quello là" ordinò il re; "tenete la porta ben chiusa."
"Ragazzo mio" gridava il Novizio, "non penserai di lasciare il tuo vecchio padre fuori dall'uscio! Sbrigati a farmi aprire."
"Scimmiotto ricomincia con gli insulti" riferirono i mostriciattoli.
"Ve l'ho detto, non gli badate" ripeté Bimbo Rosso.
Visto che le parole non bastavano, il Novizio diede alla porta una botta tale da mandarla a pezzi. I mostri si spaventarono e, pur esitanti, dovettero correre a riferire: "Questa volta ha buttato giù la porta."
Il re balzò su, impugnò la lancia e corse sulla soglia a coprire Scimmiotto di improperi: "Maledetta scimmia! Sei vecchio bacucco, ma non hai imparato niente, ti comporti ancora da villanzone. Ti ho lasciato andare una volta, ma non ti è bastato: ritorni a importunare. Sai che cosa meriti per avermi rotto la porta?"
"E tu che cosa meriti, per aver chiuso tuo padre fuori di casa?"
Vergognoso e infuriato, il mostro vibrò la lancia al petto dell'avversario, ma Scimmiotto parò e gli rese il colpo. Così vennero alle mani, ma dopo quattro o cinque scontri il Novizio, che teneva sempre il pugno chiuso, batté in ritirata.
L'orco rimase sulla soglia di casa e gli gridò: "Tanti saluti, io vado a cucinarmi il mio stufato di monaco."
"Ma no, ragazzo mio, che il cielo ti tiene d'occhio. Vieni a farmi compagnia!"
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