Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Ma allora mi prendi in giro" brontolò Scimmiotto. "Ti fanno domande, e tu ti fingi sordomuta. Alla prima botta che ti danno, te la squagli; abbandoni persino il trono di loto."
     "Vieni su e sta zitto" si accontentò di rispondere Guanyin. "Ora vedrai che cosa succede."
     Scimmiotto raggiunse Moksa, su in cielo, e tutti e due stettero a guardare spalla contro spalla.
     Il mostro rise con sarcasmo: "Brutta scimmia, non hai capito con chi avevi a che fare. Prendere sottogamba il Re Fanciullo! Non riuscivi a mettermi sotto e hai chiesto aiuto a quel pallone gonfiato di pusa, che appena l'ho toccata è scomparsa senza lasciar traccia. Ecco qua, è rimasto a mia disposizione un bel trono: ora lo voglio provare."
     E infatti il bravo orco ci si andò a sedere nella posa dei pusa, con braccia e gambe incrociate.

     "Che bellezza!" borbottava Scimmiotto. "Qui si regalano troni di loto."
     "Ma che cosa vai dicendo, Consapevole del Vuoto?" si stizzì Guanyin.
     "Dico che regalate troni. Ora che lui ci ha posato il culo, non credo che sarà più adatto per voi."
     "Ma ha fatto precisamente quello che volevo."
     "Piccolo com'è, ci starà anche bello comodo. Più di voi, che siete una grassona."
     "Smettila, maligno! Osserva invece la potenza della legge."
     Diresse il ramo di salice verso il basso e ordinò: "Ritiratevi!"
     I fiori scomparvero e le decorazioni del trono svanirono: il mostro si ritrovò seduto sulle punte di trentasei spade. Guanyin disse a Moksa: "Vai giù con il bastone scacciadiavoli e dagli qualche colpo."
     Moksa discese e picchiò ben bene, come se compattasse un muro di terra. Il mostro era infilzato da tutte le parti e sanguinava da molte ferite. Abbandonò la lancia e si sforzò disperatamente, stringendo i denti, di togliersi dalle carni tutte quelle punte.


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