Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Ricerchi invano immagini di alberi.
     Quell'inchiostro ribolle, sembran cenere
     I flutti che instancabili si seguono.
     La schiuma su quel nero è una fuliggine.
     Né vacca né montone mai berrebbero
     Quell'acqua nera; fin le gazze e i corvi
     Ne temon l'ombra oscura. Sulle rive
     I canneti son prosperi, e stupisce
     Quanto sia verde l'erba. Laghi e fiumi
     Non mancan certo sulla nostra terra,
     Come sorgenti, torrenti e ruscelli.
     Chi non ne ha visti tanti, in vita sua?
     Ma avevate mai visto l'acqua nera?

     "Discepoli" domandò Tripitaka smontando da cavallo, "come mai quest'acqua è così scura?"
     "Sarà stata inquinata dai tintori" suppose Porcellino.
     "Non credo" ribatté Sabbioso; "si direbbe piuttosto che ci abbiano lavato pennelli e scrittoi sporchi di inchiostro."
     "Non state a elucubrare sciocchezze" tagliò corto Scimmiotto. "Pensiamo invece a come possiamo traghettare il maestro senza pericolo."

     "Per quanto mi riguarda" disse Porcellino, "questo fiume non è un problema: posso scavalcarlo dall'alto o attraversarlo a nuoto; ci terrei meno tempo che a far colazione."
     "Anche per me non vedo difficoltà" disse Sabbioso.
     "Non parlavo delle vostre difficoltà, ma di quelle del maestro" obiettò Scimmiotto.
     "Quanto sarà largo, questo fiume, discepoli?" domandò Tripitaka.
     "Sarà pressappoco una diecina di li."
     "Mettetevi d'accordo su chi mi porterà."
     "Portarlo! È una parola! Mica posso scavalcare il fiume mettendomelo sulla schiena: non riuscirei ad alzarmi di un pollice. Come dice il proverbio: l'uomo mortale pesa più di una montagna. A nuoto, affogherebbe lui e tirerebbe sotto anche me."


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