Il diavolo si fece subito portare l'armatura e se la allacciò solidamente; in mano teneva una sferza formata da taglienti pezzi d'acciaio con legami di bambù. Era proprio l'immagine della violenza perversa:
Faccia quadrata con occhi rotondi
Che mandan lampi; nella grande bocca
Le spesse labbra rosse come un lago
Di sangue. Peli lunghi e radi come
Il fil di ferro. Tempie scarruffate
Rosse scarlatte. È lungo come il dio
Anno Supremo; la sua brutta faccia
Ricorda il dio del tuono incollerito.
Ha l'armatura adorna di disegni,
Un pesante elmo d'oro sulla testa
Ed in mano la sferza; ad ogni passo
Fa turbinare il vento alle sue spalle.
Dell'acquatico mostro vi chiedete
Qual'è il nome? Egli è il Drago Coccodrillo.
"Chi osa battere alla mia porta?" gridò il mostro.
"Te la farò vedere io, bestiaccia senza scrupoli" urlava Sabbioso. "Come ti permetti, brutto impudente, di giocarci il tiro mancino di rapire il nostro maestro travestendoti da barcaiolo? Rendimelo subito, se vuoi salvar la pelle."
"Povero monacello in cerca di guai!" replicò il mostro scoppiando a ridere. "Si capisce che l'ho preso io, il tuo maestro, e ora lo cucinerò per servirlo ai miei amici. Vieni a misurarti con me! Se reggi tre scontri, ti restituisco il tuo maestro; altrimenti ti metterò in pentola con lui: altro che andare a zonzo in cerca di scritture."
Queste parole portarono all'apice la rabbia di Sabbioso: roteò il suo bastone e lo abbatté sul cranio dell'avversario, che parò il colpo con la sferza. Si ingaggiò un feroce duello:
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