"Saggio principe" disse Scimmiotto, "catturatelo a tutti i costi; io salgo ad aspettarvi sulla riva."
"State tranquillo: ve lo porterò perché decidiate della sua punizione; e prima di permettermi di riportarlo a mio padre, riaccompagnerò il vostro maestro."
Scimmiotto lo salutò allegramente, fece il segno che allontana le acque e prese terra ai piedi della scarpata della riva orientale.
Sabbioso, in compagnia del dio del fiume, lo accolse stupito: "Come va che sei partito balzando in cielo e ritorni sbucando dal fiume?"
Il Novizio raccontò del suo scontro con il pesce messaggero, del colloquio con il drago e dell'arrivo del principe ereditario con le sue truppe. Naturalmente gli ascoltatori ne furono ben lieti, e tutti attesero sulla riva il ritorno di Tripitaka.
Intanto il principe Mo'ang aveva mandato avanti un esploratore ad annunciare il suo arrivo alla creatura malefica. La notizia inattesa piombò il mostro nella perplessità: "Avevo mandato Pesce Nero a invitare lo zio; il mio messaggero non s'è rivisto, e chi arriva non è lo zio ma il cugino. Che cosa succede?" Mentre stava riflettendo, uno dei suoi mostriciattoli di guardia gli venne a riferire: "Maestà, a ovest della residenza è entrato nel fiume un corpo di truppe. L'iscrizione sulle bandiere è: Giovane maresciallo Mo'ang, principe ereditario dei mari occidentali."
"Mio cugino è un bell'arrogante" si disse il mostro. "Suppongo che lo zio non potesse venire e lo abbia mandato in sua vece. Ma perché condurre truppe e affaticare gli uomini, solo per darsi delle arie mentre si mette a tavola? Mah! Ci dev'essere sotto qualcosa." E ordinò: "Ragazzi state all'erta! Portate qui la mia armatura e la sferza: potrebbe succedere qualche incidente. Aprite bene gli occhi, mentre gli vado incontro per accoglierlo."
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