I piccoli mostri si misero all'erta, strofinandosi bene occhi e scaglie.
Quando uscì, Coccodrillo constatò che in effetti un corpo di truppe si era accampato sulla destra.
Le bandiere e i pennoni sventolavano,
Le alabarde eran fitte come nuvola;
Si vedevano spade scintillanti,
Lance gloriose con i fiocchi rossi,
E gli archi come lune, frecce in fila
Come denti di lupo delle dune,
Larghe sciabole e solidi randelli.
Balene, tartarughe, ostriche, cozze,
Con pesci, granchi e gamberi serrati,
Forman la truppa armata fino ai denti.
Chi oserebbe scartare dalla fila,
Se non per ubbidire ad un segnale?
A quella vista, Coccodrillo si fece all'ingresso del campo e gridò: "Stimato cugino, sei invitato! Ti sto aspettando!"
Una grande conchiglia di guardia corse a riferire alla tenda del comando: "Lunga vita a vostra altezza! C'è un drago coccodrillo che vi rivolge un invito."
Il principe si mise in capo un elmo d'oro, si strinse alla vita una preziosa cintura, afferrò la sua arma preferita che era una mazza di sezione triangolare e uscì dal campo a gran passi: "Che cosa significa questo invito?"
"Il mio invito era diretto allo zio, tuo padre" rispose gentilmente il coccodrillo. "Suppongo che non potesse venire e abbia mandato te al suo posto. Ma che bisogno c'era di mobilitare tutto un esercito per venire a un banchetto? Invece di entrare in casa mia hai messo su un accampamento; e mi vieni a salutare armato da capo a piedi. Che cosa significa?"
"Perché hai invitato mio padre?"
"Santo cielo, per festeggiare il suo compleanno! Sai che gli devo molto, è lui che mi ha sistemato qui, e da quando ci sono venuto non ho avuto modo di dimostrargli il mio rispettoso affetto. Ieri ho catturato un monaco delle terre dell'Est che, a quanto si dice, ha raffinato il suo corpo nel corso di dieci esistenze successive. Pare che mangiarlo faccia molto bene; perciò volevo cuocerlo al vapore e offrirlo allo zio."
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