A Coccodrillo saltò la mosca al naso: "Ma come, sei mio cugino e prendi le parti di un forestiero? A sentir te è tutto facile: non c'è che da calar le braghe. Se tu hai paura di lui, perché dovrei avercela io? Vediamole, le sue capacità; venga qui a battersi, se rivuole il monaco. Se non ce la fa, vorrà dire che userò una pentola più grande e cuocerò anche lui. Al diavolo la famiglia e gli invitati! Adesso chiudo l'uscio, al posto d'onore mi ci siedo io, e i miei ragazzi faran musica. Noi ce la passeremo bene, ti assicuro; ci sbaferemo il nostro banchetto alla faccia di tutti voi."
Il principe ereditario sbarrò gli occhi: "Uno scemo irresponsabile: ecco che cosa sei. Non occorre che venga qui il grande santo per metterti a posto. Oserai combattere contro di me?"
"Si capisce, io non ho paura di nessuno." E gridò ai suoi: "Portatemi l'armatura!"
I mostriciattoli che lo seguivano gliela presentarono subito, insieme al flagello di pezzi d'acciaio. I due avversari si fronteggiarono con grinta feroce, rullarono i tamburi e incominciò una battaglia molto diversa da quella con Sabbioso.
Risplendono bandiere, scintillano alabarde,
Dalle porte e dal campo accorrono i soldati.
Il principe Mo'ang leva la sbarra d'oro
E il prode Coccodrillo agita il suo flagello.
Un colpo di cannone muove i fanti del fiume,
E i rintocchi del gong le milizie marine.
Gambero contro gambero e pesce contro pesce:
La balena ha inghiottito una gran carpa rossa,
Lo squalo mangia tinche, il luccio mostra i denti:
Fuggono le sardine. La cozza si spaventa
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